Enogastronomia
La cornice dei monti del Gennargentu e delle limpide acque del Mar Tirreno hanno permesso all'Ogliastra di tramandare intatta la genuinità degli antichi sapori che ancora si possono degustare nelle tavole ogliastrine.
La bellezza dei paesaggi e la salubrità dell'aria rendono inconfondibili i sapori scaturiti dalle remote ricette fatte di ingredienti semplici ma sapientemente lavorati. Il gusto presente nei nostri luoghi fonde mare e montagna creando una combinazione di rara poesia enogastronomica rendendo l’Ogliastra meta appetibile per i più raffinati buongustai.
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Il sanguinaccio è una pietanza legata alle antiche tradizioni agro-pastorali ed in particolare all’allevamento domestico del maiale, usanza molto diffusa fino a 20-30 anni fa. Impossibile da trovare nei ristoranti, più probabile in qualche agriturismo, è comunque sempre un piatto raro da degustare. “Su sambini ‘e porcu” può andare ad arricchire sia l’antipasto che il dessert di un pranzo ogliastrino.
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Che il ruolo dell'isola nella diffusione della coltura della vite sia stato e sia tuttora in gran parte ignorato, e sottostimato, è dimostrato anche dal fatto che quelle che chiameremo, per comodità, ipotesi classiche, non sono supportata da documenti di nessun tipo e sono state fatte diversi secoli dopo, quindi non da testimoni oculari.
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Fino a qualche decennio fa, era opinione comune che l'arrivo in Sardegna per la prima volta del vino, fosse da far risalire alle fasi iniziali della colonizzazione fenicia (IX – VIII sec. a.C.), e che la vitivinicoltura, risalisse alla successiva dominazione cartaginese (VI sec. a.C.), e romana poi (III sec. a.C.). Numerose campagne di scavo, hanno consentito di spostare alla fine dell'Età del Bronzo Medio (XV sec. a.C.), inizi dell'Età del Bronzo Recente (XIV sec. a.C.), la certezza della presenza in Sardegna della vite e del vino.