"Su cuaddu bit s'umbra de su mortu a balla"
(Il cavallo vede l'ombra degli uccisi ammazzati)
Questa è una credenza diffusa in tutta la Sardegna dell'interno.
In Ogliastra come nel resto della Sardegna il cavallo ha rappresentato (in alcuni casi ancora oggi rappresenta), molto più che un semplice mezzo da lavoro o di locomozione ma un fedele compagno privilegiato del pastore alla quale vengono attribuiti straordinari poteri ultrasensoriali.
Miti tenaci sono fioriti su questo splendido animale, per questo non solo non se ne poteva mangiare la carne ma alla sua morte veniva sepolto e ricordato a lungo. Inoltre era vietato ucciderlo per vendetta ma anche usargli violenza.
I vecchi pastori della montagna, se il cavallo era morente, non prestavano nemmeno il loro coltello per finirlo perchè: "su quelle carni non doveva passare alcun ferro".
A Seui dicono ancora oggi:
"Chini 'ocit unu cuaddu no si sarvat de morti mala"
(Chi uccide un cavallo, non si salva da morte atroce)