Nel territorio di Arrole, in Ogliastra, i pastori di Urzulei erano soliti pascolare il loro bestiame. Un giovane pastore, mentre stava seduto sull'erba a vigilare il suo gregge, sentì un canto melodioso in lontananza. Era una voce dolce, di giovane donna. Si alzò meravigliato, perchè pensava di essere solo e con lo sguardo cercava intorno per individuare da dove provenisse la voce. Non vide nessuno e, turbato si mise a sedere pensando di aver avuto allucinazioni.
Dopo qualche minuto la voce si udì nuovamente, più nitida, mentre ripeteva la stessa canzone. Il giovane si alzò di scatto, questa volta deciso a scoprire la ragazza che cantava e si nascondeva. Il suo sguardo acuto ispezionava ogni cespuglio di lentischio, ma nessuna donna vi era nascosta. Là intorno non c'erano alberi, c'era solo una casetta diroccata, ormai disabitata da anni, sul cucuzzolo della vicina collinetta. Il pastore si diresse e dalla porta scardinata diede uno sguardo in quel misero tugurio. Naturalmente non trovò nessuno, anche se pareva che il canto provenisse da quella direzione. La casetta si componeva di un' unica stanza, parzialmente occupata da un grande telaio completamente avvolto dalle ragnatele. Il giovane, deluso, tornò verso il gregge.
L'indomani alla stessa ora credette di udire ancora la voce che cantava. Corse subito verso la casetta perchè la melodia pareva venire proprio da là, ma la casa era vuota come il giorno precedente. Irritato e intimidito, parlò della strana avventura ad un vecchio che pascolava il suo gregge poco distante. L'indomani i due uomini attesero insieme, uno ansioso e l'altro incredulo, che il canto si facesse sentire. Dopo qualche ora udirono chiaramente la melodia che pareva sprigionarsi dalla vecchia casa abbandonata. Si precipitarono verso l'uscio, ma non videro nessuno; unica cosa viva dentro quella catapecchia erano i grossi ragni che si muovevano sulle ragnatele tessute intorno al vecchio telaio.
Dopo una settimana tutti i pastori della zona sapevano della misteriosa voce che si udiva nella casetta e tutti erano andati a curiosare, ma nessuno aveva visto nessuno. Anche Pauleddu, un ragazzo di nove anni, incuriosito dai pettegolezzi che in paese si facevano sulla voce misteriosa, si avventurò nei campi, fino alla colinetta deserta. Lasciandosi guidare dalla voce, il ragazzpo giunse in cima alla collina e facendosi forza per dimostrare a se stesso che non era più un bambino, entrò nella casetta. Davanti al telaio stava una fanciulla che tesseva e cantava. Il telaio era tutto d'oro. Appena la fanciulla vide il ragazzo ritirò rapidamente le sue cose e scappò via. Pauleddu, dopo il primo attimo di smarrimento, accortosi che la ragazza, a causa della fuga precipitosa, aveva dimenticato la spola, la raccolse e la rigirò attentamente tra le mani, poi si avviò con quell'oggetto stretto in un pugno verso il paese, orgoglioso di aver scoperto il mistero che aleggiava intorno alla vecchia casa.
Non aveva percorso neppure cento metri quando il cielo si oscurò e un violento temporale si abbatté sulla zona. Pareva che l'acqua e il vento, con furore e violenza, volessero travolgere tutto. Il ruscello che scorreva poco distante s'era ingrossato da far paura e con fragore, mughiando minaccioso, si riversava nella valle sottostante allargandosi sempre più. Pauleddu lo guardava con sgomento quando all'improvviso inciampò su una pietra viscida e cadde disteso lungo la riva, ad un palmo di distanza dall'acqua che correva rapida. Per evitare di essere travolto si afferrò ad un ramo di oleadro. ma nella prese dovette abbandonare la spola che scivolò dentro il ruscello e fu subito travolta. Ormai non si vedeva più, l'acqua l'aveva già trasportata lontano.
Tutto si era svolto con rapidità incredibile. Il ragazzo stava ancora disteso sulla riva, ben ancorato all'oleandro, e già si rendeva conto che la furia del ruscello era sensibilmente diminuita. L'acqua che prima lo lambiva, ora si ritirava a vista d'occhio e non pioveva più. Un lembo di cielo azzurro occhieggiava tra le nuvole grigie. Si alzò meravigliato. Il temporale, così improvvisamente iniziato, con la stessa rapidità si allontanava.
Il ragazzo tornò subito in paese.
"Perchè hai abbandonato il gregge?", gli domandò il padre.
"Perchè il torrente s'è ingrossato a causa del temporale e stava per travolgermi".
Il padre lo guardò incredulo e gli disse:
"Non c'è stato nessun temporale. Non piove da mesi e il ruscello è asciutto".
"Eppure stava per travolgermi!", replicò il ragazzo e raccontò quel che gli era successo.
Il pastore che per primo aveva udito la voce cominciò a fare la posta tutte le sere, col fucile imbracciato, sicuro che un giorno o l'altro avrebbe scoperto il mistero.
Un giorno udì nuovamente la voce melodiosa e gli parve di vedere addirittura un'ombra che si muoveva nella casetta. Senza esitazione puntò il fucile e sparò un colpo. La voce tacque. Il giovane si accostò alla casa e vi penetrò guardingo. Era vuota. Si agitavano lentamente solo le ragnateletese tra il muro e il telaio. Della fanciulla vista da Pauleddu nessuna traccia. Il giovane si convinse che in quella vecchia casupola fosse nascosto un tesoro. Prese un piccone e cominciò a scavare. Scavò dappertutto finchè non rimase pietra su pietra, ma non trovò nulla.
Da quel giorno la voce non si fece più udire e i pastori ripresero a pascolare tranquillamente le loro greggi.