Il Costume di Osini

Nel piccolo paese di Osini, anche a causa dell'assenza di un'associazione folkloristica, col trascorrere del tempo già dai primi del ‘900, l'uso e il tema del costume sardo si era quasi completamente perso. 

Ecco perché nel 2006 l’amministrazione comunale decide di promuovere una ricerca finalizzata alla ricostruzione di un abito maschile e uno femminile.

 

Questo è stato un lavoro basato su tre aspetti:

  • l’analisi dei pochi capi custoditi in paese;
  • le foto d’epoca
  • le rare testimonianze degli anziani. 

Costume maschile

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"Sa berritta"
Nera in panno di lana, di forma tubulare (doppio strato) e con estremità superiore arrotondata, lunga circa 60 cm, è priva di ornamenti.

"Sa camisa"
Bianca in cotone, apertura anteriore di circa 25 cm pieghettata sui lati che termina con tassello ribattuto. Le maniche sono ampie con arricciature sulle spalle e sui polsini.

"Su cropetu"
Gilet in velluto nero con fodera in cotone e abbottonatura centrale.

"Sa gianchetta"
Nera in orbace, con orli e risvolti in fustagno o velluto. Presenta due tasche laterali e abbottonatura centrale.

"S'arroghettu"
Gonnellino nero in orbace, finemente pieghettato e lungo a metà coscia. La cintola è larga con apertura anteriore e chiusura a cordoncino su 4 fori. Un lembo di tessuto, passando sotto il cavallo de "is ragas" (pantaloni), unisce la parte anteriore a quella posteriore del gonnellino che presenta anche 2 tasche interne.

"Is ragas"
Pantaloni bianchi in cotone pesante a lavorazione spigata con intarsio quadrato al cavallo. Chiusura con cordoncino in cotone scorrevole nell’orlo superiore. Vengono indossati infilati nei "carsonis".

"Is carsonis"
Ghette, in orbace nero modellati sul polpaccio e bordi inferiore modellato sulla scarpa. Chiusura superiore con laccio in pelle.

"Is cosingius"
scarpe nere o scure, in pelle.

Costume femminile


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"Su sciallu"
Un grande fazzoletto color marrone di forma quadrata con frange. Non era un capo d’abbigliamento diffuso in tutte le classi sociali. I ricami sono fatti a mano e raffigurano fiori e foglioline, mentre le frange sono di lana fine.

"Su turbanti"
Una piccola cuffia annodata sul dietro con dei lacci i cui capi ("is càbudus") venivano nascosti sotto la cuffia stessa. Era un capo non usato da tutte le donne (anche questo era considerato un indumento da benestanti) e aveva la funzione di tenere i capelli raccolti.

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"Sa camisa"
Bianca in cotone con scollatura rotonda e apertura sul davanti. Presenta un'arricciatura ricca e ampia in corrispondenza dell’attaccatura delle maniche, del collo e dei polsini ed è dotata di un’applicazione sull’apertura. Si tratta di un ricamo a motivi floreali orlato con una lavorazione all’uncinetto chiamata “pei de musca”. Lo stesso tipo di pizzo è presente nei polsini e nel collo. Da entrambi i lati anteriori la camicia presenta lungo il petto due serie di piegoline. Le maniche inoltre terminano con uno spacco. 

 

"Su gipponi"
E' il capo di vestiario del passato di cui a Osini sono rimasti più esemplari. Si tratta di un giacchino sagomato che copre il busto ed è dotato di maniche con spacchetto alle estremità che mette in evidenza il ricamo de "sa camisa". In basso nei fianchi e nel punto inferiore centrale del dietro, "su gipponi" presenta delle alette ("is alittas") frutto di una lavorazione particolare che fanno uscire queste pieghe a ventaglio dal corpo del giacchino. Rimane aperto sul petto e nella parte inferiore viene chiuso con una catenella dotata di 3 o 4 ganci ("is gancius") in modo da sostenere il seno. Nella ricostruzione dell’abito "su gipponi" è in raso (ma in originale venivano usati anche velluto, seta o panno) e di color cannella rispecchiando così gran parte dei capi conservati. "Su gipponi" antico era double-face, veniva indossato da un verso nella quotidianità e dall’altro (più elegante) nei giorni festivi.


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"Sa unnedda"
E' stato l’indumento più difficile da ricostruire a causa della quasi totale assenza di capi antichi custoditi. Dalle varie testimonianze si è comunque concluso che la gonna utilizzata dalle donne osinesi era lunga fino ai piedi, in raso di color rame scuro con fiori scuri ricamati sopra. Nella parte anteriore è liscia (sopra si idossa il grembiule) mentre in quella posteriore sono presenti tante piccole pieghe ("piegheddas") fatte con lavorazione "a infrusadura" (la stessa de "sa raga" del costume maschile). La ricerca ha inoltre messo in luce alcuni elementi: nella gonna antica ("sa unnedda antiga") le pieghe erano molto più profonde e larghe ("piegas mannas"), e nella parte inferiore vi era un orlo ("s'ampanna") di altezza variabile. Infine era diffuso l’uso di indossare un’altra gonna sotto in modo che in caso di pioggia quella esterna veniva utilizzata come riparo sollevando il lembo posteriore e capovolgendolo sul capo.

 

 

"Su diventali"
E' il nome del grembiule femminile. È di color marrone in raso con dei fiori neri ricamati e si lega in vita con una fettuccia ("sa capicciola").

 

Si ringrazia Gianni Murgia per aver contribuito alla relazzazione di questo articolo.