Associazione turistica Pro loco Urzulei
Recentemente ricostituita nel suo organigramma, la Pro loco Urzulei continua il suo lavoro di collaborazione con l'Assessorato al turismo e tutte le associazioni locali nell'organizzazione di eventi a carattere turistico, sportivo e culturale. Attualmente si occupa della ricostituzione del Gruppo folk in attesa che anch'esso possa lavorare in autonomia.
Il costume di Urzulei
Il costume sardo ha da sempre simboleggiato il forte senso di appartenenza e l'animo più profondo della sardità di chi lo indossa, una secolare moda degli abitanti dei paesi sardi che, spesso, a seconda delle sue caratteristiche rivela l'estrazione e lo stato sociale.
Il costume maschile
Del costume maschile, come per quello femminile venivano realizzate due versioni, uno da utilizzare nelle occasioni importanti e di festa e un`altro nella vita quotidiana. In questo caso tutti e due i vestiti venivano utilizzati fino a pochi anni fa dagli uomini più anziani di Urzulei. Gli indumenti che costituiscono il costume maschile sono:
"Sa berritta" copricapo di forma cilindrica, di altezza pari a 75 cm, in lana tessuta, e di colore nero. Tipicamente si ripiegava facendo prima sporgere una parte sul davanti per poi far ricadere il restante verso la parte posteriore del capo. Poteva anche essere indossata in maniera differente a seconda del gusto di chi la portava.
"Su cippone" era fatto in panno di lana di colore rosso, lavorato a mano e a macchina, guarnito con velluto blu "marcau" (rigato), nella versione più arcaica, mentre era blu liscio nella versione più semplice che poi ha preso il sopravvento negli anni. Veniva cucito con filo giallo e verde come per quello femminile. Sul davanti è particolare il doppio petto aperto, con ciascuna parte che si ripiega su se stessa. I polsi sono appuntiti (una punta copre parte del dorso della mano e l'altra parte del palmo) e la manica é aperta soltanto nella parte anteriore, a differenza di quello femminile. Attualmente "su cippone" viene guarnito solo col velluto blu liscio ma, testimonianze di donne anziane del posto, provano che in antichità veniva usato anche il velluto lavorato, cosi come avviene per esempio a Oliena.
"Sa camisa" camicia di tela "infriada" e "incorada" e ricucita con "su cabessu". Il colletto è alla coreana, senza o con piccolissime onde come nella versione femminile. La camicia è tutta aperta sul davanti e, solo nella parte bassa, i due lati si sovrappongono in corrispondenza del ventre. I bottoni sono presenti solo all'altezza del colletto e quasi sempre sono d'oro. I polsi hanno invece i bottoni in madreperla.
"Sa raha" alta 30 cm, è una specie di gonnellino di lana di orbace, raggrinzito solo nella parte superiore in corrispondenza dei fianchi per un'altezza di 1.5 cm. Vi è poi ”sa caccedda” che, come altre parti che ormai pochi ricordano, essendo stata eliminata per semplificare la realizzazione del vestito, è il cavallo de "sa raha", senza la quale non calzerebbe alla stessa maniera.
"Sa raha bianca" fatta in lino o in cotone di colore bianco, senza lavorazione e risulta molto voluminosa. E' composta da due parti: la prima, aderente, é una specie di cinturino, ha un'altezza di 22 cm e va dalla vita fino ai fianchi, si aggancia sul davanti per rimanere aderente, presenta pieghe. La seconda parte arriva fino a metà gamba, presenta delle piccole pieghe distanti 2 cm l'una dall'altra che ne determinano il suo aspetto voluminoso. Vi è poi "su cossile" (la parte intorno alla coscia) che rimane piuttosto Iargo.
"Os cartonese" realizzato in "furesu" di lana, sono simili a "os cambales" con altezza dai 20 ai 40 cm in base all'altezza della persona. Sono guarniti in velluto blu e appuntiti davanti in modo da coprire e nascondere i lacci delle scarpe.
"Sa hintorgia" è la cintura in pelle, finemente intarsiata, ricamata con filo o stampata.
Il costume femminile
Esistono due varianti del costume femminile di Urzulei, una riservata ai momenti importanti della vita e alle grandi occasioni, pertanto più lavorato e costoso, e una più semplice, di uso quotidiano che non era arricchito da ricami e broccati. Quest'ultimo e andato in disuso col passare degli anni. Le parti che costituiscono il costume femminile sono:
"Su pannucciu" e un fazzoletto fatto di tessuto tibet di colore prugna o caffè (esistono anche varianti di colore nero) di forma quadrata (90x90 cm) che va poi ripiegato in due ottenendo una forma triangolare (90x90x127 cm) e che andrà a coprire il capo. "Su pannucciu", nella versione di tutti giorni, era un pezzo quadrato di tibet senza frange. In corrispondenza della punta ad angolo retto de "su pannucciu", parte che sarà visibile sulla parte posteriore del capo, è realizzato un ricamo con motivo floreale, in filo di seta a punto raso, per le parti interne dei petali e delle foglie, mentre i bordi sono realizzati in filo d'oro. Nella variante più antica i fiori erano più piccoli rispetto a quelli che vengono attualmente realizzati. I bordi esterni si presentano come frange in seta, di larghezza pari a 20 cm, in cui la parte contigua al tessuto in tibet è lavorata a mano in vari modi (per esempio con motivi di forma romboidale, i cosidetti “mustacciolus”) e le parti più esterne sono invece frange semplici. I capelli sono pettinati secondo una tradizione antichissima: se ne divide la massa in due e si formano due trecce alla sommità del capo che vengono poi arrotolate a spirale e bloccate alle due estremità: verranno poi avvolte e fermate da un fazzoletto di varia foggia chiamato "pannucciu 'e sutta" sopra cui di seguito si poserà "su pannucciu" vero e proprio. Questa particolare ed elaborata pettinatura conferisce slancio ed eleganza alla figura e contribuisce a valorizzare il ricamo realizzato nella parte posteriore de "su pannucciu".
"Su cippone" è una sorta di bolerino (giubbetto corto che si ferma a mezza schiena) realizzato in panno rosso e broccato o velluto damascato nella versione di gala. Le maniche sono fesse (aperte) nella parte anteriore quasi fino al polso, e nella parte posteriore sono aperte completamente dal gomito fino al polso così da mostrare il grande sbuffo (manipuli) delle maniche. La parte posteriore della manica che va dal gomito fino al polso, chiamata "su cuidale" è arricchita da un tessuto diverso, un broccato di seta a sfondo crema con fiori di diversi colori (tale lavorazione veniva da Napoli). Le cuciture sono realizzate interamente a mano con filo colorato giallo e verde, ad ancora finissimo. I bottoni in corrispondenza dei polsi, sono tipici sardi, d'argento oppure d'oro. Dal gomito fino al polso c'è "sa fetta antiha" (nastro antico) in raso in tinta unita o arricchito da motivi floreali, sulla quale veniva realizzato "su trau" (asola) ma in alcuni esemplari di "cippone" se ne contano anche tre cosi come avviene anche nella moda dorgalese. "Su cippone" non va chiuso ma rimane aperto sulla parte anteriore; nella versione giornaliera, era realizzato con semplicissimo panno rosso, guarnito con velluto nero che poteva essere sia liscio che damascato ("panna marcada"). Per le donne vedove di marito, "su cippone" doveva invece essere in "furesu" (orbace) nero con le maniche chiuse in maniera tale che non si intravedesse il bianco della camicia che invece era identica a quella nella versione base.
"Su cosso" è il corsetto, veniva realizzato in velluto color rubino o turchese. I bordi sono arricchiti con una fetta a motivi floreali. La parte in corrispondenza del petto, |'unica che poi sarà visibile dopo essere indossato (il resto infatti è coperto da "su cippone"), è a forma trapezoidale (due trapezi in verticale) di cui le due estremità, che non si congiungono ma presentano delle punte che sporgono in avanti, vengono tenute con due ganci d'argento "or gancioso", uno per parte, e legati con una catena e, eventualmente in aggiunta, con dei nastri. La fattura de "su cosso" del costume di Urzulei e simile, con delle varianti di colore e dimensione, a quella de "sa pala" del costume di Orgosolo: la vicinanza dei due paesi ha forse determinato influenze reciproche.
"Sa camisa" è la camicia in cotone fine (tessuto chiamato in dialetto "trambiccu"): il colletto è lavorato con la stessa stoffa usata per il resto della camicia ma viene sfilato e tessuto con l`ago. In particolare è costituito da due parti. La parte inferiore del colletto, di altezza intorno ai 3 cm, viene "infriada" (ovvero plissettata) e, di essa solo una striscia centrale, chiamata "su coro", viene ulteriormente lavorata con l'ago. "Su cabbessu" è la parte superiore del colletto: viene preso un pezzo di stoffa a parte (separato dalla camicia), alto dai 2 ai 3 cm a piacimento e lavorato in modo da formare del disegni (per esempio uva, colombe, etc). "Su cabbessu" viene poi ricucito al colletto de "sa camisa". Il bordo de "su cabbessu" presenta una rifinitura cucita a mano a forma di archi chiamata "os arcos e os pontes". Le maniche della camicia sono lunghe e larghe (|'effetto finale vuole che siano molto vaporose). I polsini sono lavorati tipo il colletto senza "su coro" ma con "su cabbessu" (di altezza pari ai 3 o 4 cm a seconda del disegno scelto). La camicia ha anche un altro pezzo staccato "sa pettorritta" ovvero una porzione dl cotone con la stessa lavorazione de "su cabbessu", lungo 20 cm e largo 5 cm, che andava posizionata in corrispondenza dell'apertura centrale della camicia così da chiuderla ed arricchirla. I polsini della camicia, una volta indossata, fuoriescono rispetto a "su cippone".
"Su suttanu" va portato sotto "sa tuniha", si tratta di una sottana, è realizzato in tela di cotone bianco che in corrispondenza della vita viene "infriau" come "sa fardetta" (la gonna di uso quotidiano) e viene chiuso con "os cordiolos". Solitamente presenta anche una tasca. La parte del bordo, in prossimità delle caviglie, può avere un pizzo lavorato a piacimento. Non è visibile.
"Sa tuniha" è la gonna di colore nero (come avviene anche per la moda dorgalese) o caffè (come in quella orgolese) in "furesu" (orbace) in lana di pecora, lunga fino alla caviglia. "Su furesu" veniva colorato con tinte derivanti da erbe naturali e poi, per poter realizzare le pieghe ("as prinnihasa"), veniva messo sotto pressa. A seconda del gusto di chi la indossava, "as prinnihasa" potevano essere strette oppure larghe. Una volta realizzata, "sa tuniha" viene guarnita, per 40 cm circa a partire dal basso, con la balza in broccato di raso con disegni a piacere, cosi come una piccola striscia intorno alla vita. La parte restante rimane invece in orbace. È tradizione che siano presenti "ar balloncasa", proprio ad altezza dei fianchi, cioè delle piccole sporgenze a forma di bolle ottenute sovrapponendo leggermente il tessuto e poi cucito.
"S'antalena" grembiule realizzata in raso nero, bordata di pizzo e, nella parte bassa, ricamata in filo di seta con fiori o con disegni scelti dalla donna che la vestirà. Nella parte corrispondente alla vita, viene guarnita con una striscia di fiori, anch'essa simile alla guarnizione de "s'antalena" del costume di Orgosolo. Va indossata sopra "sa tuniha".
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Si ringraziano Renato Lorrai, Fabio Lorrai e Paolo Sotgia per aver contribuito alla realizzazione di questo articolo.