Pasquale Stochino, classe 1934, è un panettiere di Arzana con piccoli precedenti penali. Si dà alla macchia il 15 Agosto 1972, subito dopo un gravissimo fatto di sangue avvenuto a Lanusei.
La sera di quel giorno, verso le 20.40, un gruppo di malviventi armati e mascherati fa irruzione nella villa del dottor Vincenzo Loddo, 71 anni, stimato medico condotto del centro ogliastrino. Vogliono sequestrare suo figlio Andrea Loddo che invece non è in casa: i banditi perdono la calma e sparano all'impazzata. Rimangono uccisi lo stesso Loddo, la moglie Alda Laconi, 49 anni, il nipote Aldo Sulis, 40 anni, e il fratello Attilio Loddo,76 anni.
Al termine della sparatoria perde la vita anche il fuorilegge Serafino Chessa, 25 anni, di Orune, colpito forse dal fuoco dei suoi stessi compagni.
Per la strage vengono condannati all'ergastolo quattro arzanesi: lo studente Piero Piras, i pastori Mario Loi e Pietro Mulas, e il panettiere Pasquale Stochino. Quest'ultimo era e rimane uccel di bosco: i magistrati d'appello li riconoscono un attenuante e la pena del carcere a vita gli viene ridotta a 30 anni.
Qualche mese dopo Stochino fa recapitare ai giudici un memoriale autografato, in cui sostiene di aver trascorso la mattina di Ferragosto del 1972 in montagna e di essere salito fino all'ovile di S'Ena e Su Oe per dar da mangiare ai maiali.
A mezzogiorno era tornato ad Arzana da dove, insieme ad alcuni amici, si era recato a Lanusei. Volevano andare al cinema, ma poi avevano cambiato idea, perchè il film non era di loro gradimento. Erano rientrati in paese alle 19.30, quindi ben prima del sanguinoso assalto. I giudici, però, non li crederanno, e la sentenza di secondo grado diventerà definitiva.
Pasquale Stochino continua a battere la campagna. Lo cercheranno inutilmente, per anni, polizia e carabinieri di tutta l'isola. Anche lui finirà nell'elenco dei cinquecento latitanti più pericolosi d'Italia, ma nessuno riuscirà a trovarlo.
Nel 1974 viene sospettato di aver preso parte al sequestro di Matteo Lostia, il 12 Aprile dell'anno precedente nella campagna di Orotelli, ma il provvedimento restrittivo emesso dalla magistratura viene revocato per insufficienza di indizi.
Sei anni dopo l'ex panettiere di Arzana è accusato di aver partecipato a un altro tentativo di sequestro, quello del giovane oristanese Paolo Giovanni Ligia, avvenuto a Massama il 28 Marzo 1979. Ma anche in questo caso non sussistono sufficienti indizi di colpevolezza per un rinvio a giudizio.
Nel 2003 Stochinoè il decano dei latitanti sardi, ma anche il suo fascicolo, come era accaduto qualche mese prima per l'orunese Giovanni Talanas, finisce sulla scrivania del colonello Favarolo, il comandante provinciale dei carabinieri di Nuoro. L'ufficiale è fermamente convinto che Stochino non sia imprendibile, e incarica i carabinieri di Arzana e Lanusei di dedicarsi esclusivamente al super-ricercato. Iniziando dal suo territorio, dove il bandito può contare su una fitta rete di fiancheggiatori che gli ha consentito di vivere alla macchia per oltre trent'anni.
[...] Ad Agosto di quello stesso anno i carabinieri rivolgono la loro attenzione all'ovile dei fratelli Angelo e Gian Pietro Piras, nipoti del ricercato.
La piccola tenuta è situata ai piedi del Gennargentu, in una località impervia, ed è raggiungibile soltanto attraverso un sentiero lungo e tortuoso.
I militari dell'Arma vogliono osservare cosa accade in quell'ovile senza essere visti, ed è per questo che decidono di raggiungere la cima di un'altra montagna, a quota 1300, due chilometri e mezzo in linea d'aria dall'obiettivo. [...] Il 4 Settembre un carabiniere in copertura della squadra impegnata nel servizio di osservazione sente un rumore alle sue spalle. Fa appena in tempo a nascondersi dietro una roccia e ad assistere al passaggio di un uomo di circa 70 anni, magro, seguito da un cagnolino, che scende a valle canticchiando le tipiche battorine sarde. Lo sconosciuto raggiunge l'ovile , dove s'intrattiene a lungo con altri individui.
[...] Nei giorni successivi lo sconosciuto sembra essersi volatilizzato. A questo punto i militari, che sospettano di essersi trovati di fronte a Stochino, temono di essere stati scoperti ma non demordono, e continuano l'avvistamento. La mattina del 26 Settembre, alle 7.30, il vecchio compare improvvisamente nei pressi dell'ovile. Poco dopo arrivano i fratelli Piras e di seguito altri individui sconosciuti.
Il colonello Favarolo decide di entrare in azione, capeggiando personalmente il blitz. Raggiunge l'obiettivo a bordo di un elicottero; decine di militari circondano la zona mentre una squadra di Cacciatori di Sardegna piomba sull'ovile con un secondo elicottero. Favarolo ha visto dall'alto un uomo nascondersi nella boscaglia, e quando salta sul terreno corre subito verso di lui e lo agguanta energicamente.
La domanda del colonello ha una risposta immediata: "Sì, sono Pasquale Stochino. Complimenti, oggi ha fatto un bel colpo".
Contemporaneamente vengono arrestate, con la'ccusa di favoreggiamento, le altre persone sorprese nell'ovile: Gian Luigi Barris, Pietro e Salvatore Serdino, Vincenzo Doa, Cesare Monni, tutti di Arzana, ed un giovane rumeno. Angelo e Gian Pietro Piras sono parenti del bandito, e pertanto non possono essere perseguiti penalmente. Finisce così, dopo trentun'anni, la latitanza di Pasquale Stochino.
Dal libro "SARDEGNA CRIMINALE" di Giovanni Ricci.