Era uno stupendo pomeriggio d'estate dei primi del '900 e, dopo un giorno afoso, il sorgere improvviso del maestrale da ovest fece diventare i colori dell'altopiano lucenti e netti dando a tutto il paesaggio una bellezza da favola.
Un giovane pastore scendeva,quasi correndo, lungo un ripido sentiro della montagna che domina Urzulei, "Punta is Gruttas", ed aveva in mano uno strano oggetto color verde scuro e lo teneva ben stretto. Arrivò in paese poco dopo e, zitto zitto, entrò in casa, si tolse la bisaccia di dosso, estrasse cautamente quello strano affare che, in prossimità delle prime case, si era preoccupato di nascondere. Intanto si era fatto buio.
Il giovane Pietro Salvatore Mulas (in qualche testo si cita Raimondo, in altri Giuseppe), seduto vicino al fuoco, osservava il suo tesoro; era talmente una bella cosa, e pensare che era là, nella grotticella de "Sa Domu 'e S'Orcu", in cima al monte, alla portata di tutti; era bastato scavare un pò tra le pietre per portarla alla luce.
Che strana figura! Si capiva molto bene che era una donna seduta con un morto, o un ferito, in grembo; peccato mancasse un braccio, quello destro! Forse tra i sassi della grotta, una grossa stalatite caduta era stata la causa di questa mutilazione, chissà? Avrebbe dovuto guardare meglio, L'indomani vi sarebbe ritornato.
Scorrendo con le dita la statuetta notò una grossa protuberanza sul petto del ferito. Cosa poteva essere? Avvicinò la figura al fuoco e guardò attentamente. ma si, ora capiva! E pensare che glielo avevano detto tante volte in passato che altri pastori dei paesi vicini avevano trovato dei cocci e dei bronzetti, alcuni di essi rappresentavano guerrieri con una spada...Certamente, ora vedeva bene, era una spada ciò che portava sul petto quel ferito figlio senz'altro della donna che teneva fra le braccia; doveva dunque trattarsi di un antico guerriero.
Cosa avrebbe fatto ora della statua? Vent'anni prima due pastori, nella stessa grotticella, avevano trovato altre statuette, più brutte però; molti in paese ne parlavano ancora.
Qualche anno dopo, nel 1930, durante i lavori di ricognizione per la redazione della Carta Archeologica, il famoso archeologo Taramelli ebbe modo di visitare il paese di Urzulei. Accompagnato dal commissario prefettizio, il signor Luigi Secci, durante una visita potè conoscere molte persone del posto ed ottenere in custodia, da parte di Raimondo Mulas, un'ascia bipenne di bronzo ed una statuetta votiva femminile che portava il figlio in grembo, statua ribatezzata in tempi più recenti come "La Madre dell'Ucciso", entrambi provvenienti dalla grotta di Sa Domu 'e S'Orcu. Da quanto noto, nellla versione ufficiale, il signor Mulas trovò la celebre statuina mentre assieme ad altri operai lavorava all'estrazione delle radici di erica da destinare alle fabbriche di pipe della Germania. Oggi la si può ammirare a Cagliari, nel Museo Archeologico Nazionale.