Ferito a morte Raimondo Pirarba

Raimondo Pirarba è nato ad Arzana nel 1885, da Luigi e Maria Puggioni. I carabinieri lo ritengono uno dei più feroci banditi sardi del momento. È anche uno dei compagni più fidati del celeberrimo Samuele Stocchino, anche lui di Arzana. Si è dato alla macchia dopo essere stato accusato del duplice omicidio dell'appuntato Giorgio Carai e del carabiniere Giovanni Maria Sassu.

È anche ricercato per un tentato omicidio e una tentata rapina commessa a Gennaio del 1925 nelle campagne di Villasalto, in Campidano, insieme a Stocchino. In quello stesso anno viene ferito ed arrestato nel corso di uno scontro a fuoco con i carabinieri di Tortolì, ma riesce ad evadere e a guarire in poco tempo. Ha una lunga sfilza di precedenti penali per altri gravi reati contro la persona e contro il patrimonio: e, soprattutto, è di nuovo in circolazione, più pericoloso di prima.

Intorno alla metà di Agosto 1927 i carabinieri di Arzana apprendono da un confidente che il latitante, durante i suoi frequenti spostamenti, è solito transitare a piedi e sostare nelle campagne di Sa Muddizza e di Pisti Pisti.

Il capitano Bonichi, responsabile di uno speciale reparto antibanditismo, organizza, partecipandovi personalmente, un servizio di appostamento lungo un sentiero che costituisce un passaggio obbligato denominato Sa Porta de Su Padru, a circa 8 km da Arzana.

Il servizio inizia la notte del 25 Agosto e si potrae vanamente fino al pomeriggio del 27. Insieme all'ufficiale ci sono i marescialli Murru e Careddu e i carabinieri Manca e Contini. Il capitano ed il maresciallo Murru indossano abiti civili, sono armati di fucile a retrocarica calibro 12 e 16, mentre gli altri miltari, in uniforme, sono armati di moschetto modello '91.

Sta per arrivare di nuovo la notte e, fino a quel momento, del bandito non si è vista nemmeno l'ombra. L'ufficiale esorta i suoi uomini ad avere pazienza, perchè l'appostamento sarebbe finito all'alba.

I carabinieri ripetono le operazioni dei giorni precedenti: si dispongono, chi in piedi chi seduto, in mezzo ai cespugli o dietro qualche macigno. Intorno all'una e mezza di notte un rumore di passi attira la loro attenzione; subito dopo vedono sopraggiungere, proveniente da Arzana e diretto verso il punto vigilato, un individuo.

Bonichi grida: "Carabinieri!", e gli ordina di fermarsi. Immediatamente l'individuo spara due fucilate verso i militari, che rispondono sparando un colpo ciascuno. Lo sconosciuto emette un grido ed indietreggia, probabilmente ferito, mettendosi a correre nella direzione dalla quale proveniva. Contemporaneamente tutti i carabinieri vanno all'inseguimento, sparando numerosi colpi contro di lui.

Dopo aver percorso una trentina di metri l'individuo trova riparo dietro una roccia, dando l'impressione di essere ancora vivo. A questo punto i militari sparano altri colpi, e lentamente, strisciando sul terreno, gli si avvicinano. Si accorgono presto che l'uomo è privo di vita, e che il suo fucile a due canne, calibro 24, era caduto in mezzo ai cespugli, dove trovano anche un berretto, un tascapane militare e un coltello a serramanico.

Indosso all'ucciso vengono trovati un portafoglio con poche monete, carte varie e cinque cartucce caricate a palla. Nelle canne del fucile, la cui cassa evidenzia un'ammaccatura, ci sono due cartucce esplose, entrambe col fornello diliniato a causa di una carica di polvere eccessiva. Ciò aveva reso il fucile inservibile e aveva messo il malvivente nell'impossibilità di sparare altri colpi dopo i primi due.

Il cadavere è quello di Raimondo Pirarba, raggiunto in varie parti del corpo da sette proiettili. Muore così uno dei più temuti fuorilegge dell'Ogliastra.

Ai militari arriveranno i soliti elogi da una aprte della popolazione e dale autorità.

 

Dal libro "SARDEGNA CRIMINALEdi Giovanni Ricci.