L'attività pastorale è, in Sardegna, qualcosa di più di un semplice mestiere, rappresentando, quanto meno, uno stile di vita.
Nonostante il radicale mutamento sociale degli ultimi 50 anni, molti processi produttivi legati al modo agro-pastorale sono rimasti gli stessi, pur non sussistendo più alcune condizioni che rendevano la vita pastorale una sfida quotidiana alla sopravvivenza.
Retaggio dei tempi antichi con ambientazioni lavorative che spesso ricalcavano i luoghi e le strutture degli antichi nuragici, le abitudini e gli impegni della vita con il gregge venivano scandite da pochi e indissolubili rituali: la mungitura, la produzione del formaggio, la tosatura.
Una vita di sacrifici lontano dalla civiltà
Tutto si svolgeva lontano dal paese di appartenenza per lunghi periodi e con grandi sacrifici come in occasione delle transumanze. Il grande lavoro poteva comunque essere ricompensato da non pochi elementi: latte, formaggi, carne, lana.
Non a caso, quindi, la pecora è sempre stata protagonista delle campagne sarde, e non solo, grazie ad una produttività che ha pochi confronti e che oggi torna in auge per il crescente apprezzamento della carne nel settore gastronomico e della lana in quello della bioedilizia.