Non oggi. Non ancora. Non è ancora arrivato il momento.
Mille e trecentocinquantadue passi esatti. Li ho contati. Nelle notti di luna piena, senza che nessuno mi veda, esco e cammino fino a li, contando i miei passi. Un piede dietro l’altro.
Mille e trecentocinquantadue passi dalla mia casa fino a li.
Ormai, sono quasi rassegnato. Ci penso e ci ripenso. E’ il mio destino, lo stesso delle persone che mi hanno preceduto. Identico a quello di mio padre. A quello dei miei nonni. Lo stesso identico destino delle persone che mi seguiranno. Eppure, quando arrivo li, al limite della terra, il terrore mi assale. E allora, ricordo ogni piccola meraviglia che ha brillato nella mia vita. Ricordo quanto è bello svegliarsi che è ancora buio e recarsi all’ovile, dove il bestiame, paziente, aspetta. Ricordo quanto era caldo il latte appena munto. E i vapori che salivano fino al mio naso, stuzzicandomi l’appetito. Ricordo il mio primo bacio, dato per gioco, a 7 anni, a una bambina della mia stessa età. Ricordo il ripieno dei culurgioni, quanto era buono, crudo. Rubarne un po’ mentre mamma non mi osservava. E fuggire ridendo appena lei, mamma, intuiva il mio furto e si apprestava a colpirmi con il mestolo di legno. Ridevo scappando da lei con il boccone pieno.
Milletrecentocinquantadue passi. Saranno abbastanza, per pentirmi di tutti i peccati commessi in vita mia? Saranno sufficienti a chiedere perdono? Saranno lunghissimi, o brevissimi, da percorrere? Quanto il tempo che ci mette una foglia d’autunno a toccare terra.